Rinvenuta la più antica 500 lire della Banca d’Italia

Un piccolo borgo del casertano, le mura della modesta casa dei nonni, una vecchia scatola. Quello che potrebbe sembrare il più rudimentale dei caveaux è stato, per decenni, la cassaforte di un piccolo tesoro: la più antica banconota da 500 lire emessa dalla Banca d’Italia ad oggi conosciuta.  Un ritrovamento così particolare incuriosirebbe qualsiasi studioso: la 5459esima banconota da 500 lire stampata dalla Banca d’Italia.

Analizziamo bene questo tesoro cartaceo: circa 191 mm di larghezza e 112 di altezza, carta bianca e due soli colori usati per la stampa. Sollevando la banconota nitida appare la filigrana: la testa della Dea Roma con elmo crestato e alettato nell’ovale bianco e, celata sotto la dicitura BANCA D’ITALIA, la scritta L.500 in carattere romano a chiaroscuro.

Su ambo i lati, il violetto pallido degli ornati che forma il tema prevalente del fondo esalta l’azzurro delle vignette.

Sul fronte l’apparente uniformità del fondo racchiude in se un rapido susseguirsi di ornati simmetrici, rosoncini, foglie, volute e crocelline, il tutto interrotto solo per evidenziare il grosso ovale e le vignette.

Un’ampia fascia azzurra, curva negli angoli e racchiusa in se stessa, nasce dal basso del biglietto, si allarga a semicerchio su ambo i lati per poi salire e ricongiungersi nella parte più alta, dove campeggia lo stemma dei Savoia. Un susseguirsi di puttini ignudi regge tutte le strutture rappresentate nella fascia.

L’apparente simmetria, che si evince al primo sguardo, viene smentita da una attenta osservazione dei dettagli. La Legge, a sinistra, è nelle vesti di una figura femminile con il Codice sotto la mano sinistra e, sotto la mano destra, una targa: LA LEGGE PUNISCE I FABBRICATORI E GLI SPACCIATORI DI BIGLIETTI FALSI. Ritroviamo la stessa epigrafe anche sull’estremità destra: questa volta, però, la mano vicina appartiene alla Giustizia, rappresentata da una donna bendata; una spada sotto l’altra mano, addosso una collana alla quale è attaccato un occhio scolpito. Nelle vicinanze un puttino ha tra le mani una stadera.

Sono ancora i puttini incaricati di reggere gli ornamenti architettonici destinati a contenere gli spazi per i numeri di serie.  Proprio nelle vicinanze di tali elementi si evince un curioso particolare: il numero di uccelli raffigurati sulla sommità di tali ornamenti è sempre diverso; in basso sono due a destra e tre a sinistra, in alto sono quattro a destra e cinque a sinistra.

Sul fondo, infine, ai lati della Testina dell’Italia, trovano spazio due leoni, l’uno con il viso rivolto verso l’altro.

Altri elementi decorativi sono rappresentati da due vasi, posti poco sotto la Giustizia e la Legge e due mascheroni, posti in corrispondenza dei primi, ma nella parte superiore ed affiancati dalla scritta 500.

All’interno della cornice appena descritta, oltre all’ovale, la descrizione: “BANCA D’ITALIA” – “CINQUECENTO LIRE” – “PAGABILI A VISTA AL PORTATORE” e le firme del Direttore Generale Marchiori e del Cassiere Accame.

Sulla sinistra la matrice: il taglio, volutamente non rettilineo, consente la lettura della dicitura BANCA D’ITALIA in corsivo maiuscolo. Poco più a destra le indicazioni dei decreti ministeriali: 17 Luglio 1896 e 25 Ottobre 1898: il primo autorizza la emissione, il secondo fissa le caratteristiche del biglietto.

In basso, fuori dal disegno, nella parte bianca si puo’ leggere: RIN. BARBETTI INV. E DIS. e E. BALLARINI INC.

Girando il biglietto, i medesimi colori danno luogo a un nuovo capolavoro grafico. E’ ancora il violetto pallido del fondo a fare da sfondo, con uno stretto incedere di foglie, rosoncini, caulicoli e cornucopie, le quali generano una fascia ovale alla cui sommità campeggia la scritta 500. All’interno di tale fascia trovano spazio due ovali, quello sinistro, bianco come sul fronte, e quello destro, che da spazio a nove teste di puttini alati che rappresentano i venti.

Tra i due ovali, al centro del disegno, trova posto una figura maschile barbuta e coperta da lunga toga, con un libro aperto nella mano destra e uno scettro nella sinistra, rappresentante il Credito. La figura è racchiusa in un ovale, sotto il quale ritroviamo due figure femminili sdraiate su elementi architettonici che sormontano il rosone al cui centro è collocato il contrassegno governativo: DECRETO MINISTERIALE DEL 30 LUGLIO 1896.

La vignetta, in azzurro, ha il nascimento nella parte centrale inferiore. Da tale punto una prima figura prende corpo sul lato destro di chi osserva: una base ornata, retta da un puttino nella parte destra, fa da base a una figura femminile che rappresenta la Navigazione, la quale poggia la mano destra su una sfera terrestre. Nella mano sinistra, invece, regge un timone e ha sulle gambe una bussola. Alla destra della Navigazione sei puttini sono raffigurati nell’atto di stivare due botti. Poco sopra sei puttini tirano su l’ancora attraverso una catena. Tra i due gruppi di puttini c’è un nibbio, uccello simbolo della Navigazione per gli antichi.

Una seconda figura nasce sul lato sinistro partendo dal centro dando forma a una seconda base ornata, di dimensione molto inferiore rispetto alla prima che accoglie due puttini, il primo mantiene un paniere colmo di grappoli d’uva e il secondo, seduto, getta gli stessi verso il basso. La figura prosegue verso sinistra costeggiando l’ovale bianco e portandoci fino ad un cameo sormontato da un piedistallo. Sopra il piedistallo, una botte consente ad una donna dal capo coronato di pampini di sedersi: ella rappresenta l’Enologia e tiene un lungo tralcio ricco di grappoli d’uva nella mano destra. Alla sinistra della donna un tripede da cui esce una fiamma, che simboleggia la scienza. A completare la vignetta, una serie di puttini che trasportano una cesta piena di uva.

Sul bordo destro un piccolo ornato fa corrispondenza allo spazio destinato sul fronte alla matrice e racchiude in se piccoli elementi grafici destinati a essere interrotti in buona parte dal taglio della banconota.

Nello spazio rimasto il richiamo all’ART. 2 DELLA LEGGE 10 AGOSTO 1893 N.449.

Il risultato complessivo dell’opera conduce l’osservatore a un’armonia visiva generale all’interno della quale abbiamo scoperto come sia possibile trovare innumerevoli elementi grafici e simbolici che evidenziano un’elevata cura dei dettagli o, in termini più moderni, una elevata “risoluzione”. E’ anche questo uno dei motivi che ha consentito a questa banconota (con qualche restyling) di rimanere in circolazione per oltre 50 anni.

Soltanto il fato, invece, ha consentito alla banconota illustrata di avere una nuova vita, divenendo uno degli esemplari più desiderabili da un esigente collezionista di banconote italiane.