Alle origini delle S.p.A.

Per quanto le cronache tramandano, la prima società per azioni della storia può essere individuata nella Maona che viene costituita il 26 febbraio 1347 nella Repubblica di Genova.

La Maona, che aveva come oggetto sociale lo sfruttamento commerciale delle colonie dell’Egeo, fu fondata da un gruppo di 29 armatori costituito da sette famiglie patrizie e 22 mercanti genovesi.

All’epoca della creazione della prima Maona, la Repubblica era in lotta con i Ranieri di Monaco che, appoggiati dai nobili di Ventimiglia, stavano approntando 34 galere per attaccare Genova.

Il Doge Giovanni Da Murta, a causa delle scarse risorse del Tesoro della Repubblica, indisse una gara che delegava ai privati cittadini l’allestimento di una flotta da guerra, garantendo il rimborso dell’investimento con concessioni

di gestione territoriale e finanziaria.

Alla gara parteciparono sette nobili famiglie e 37 mercanti, ma solo 22 di questi ultimi riuscirono ad armare una galera; questa compagine, che si costituì attorno alla famiglia Giustiniani – una tra le più prestigiose casate patrizie di Genova – arruolò anche 6 mila uomini, tra cui 500 maestri balestrieri e, unita alla flotta della Repubblica, rappresentò una armata così temibile da intimidire gli avversari, che rinunciano all’attacco e si rifugiarono Marsiglia.

Passato il pericolo, la Repubblica adottò una accorta soluzione per far fronte, non solo al debito contratto per l’allestimento, ma anche alle spese necessarie al mantenimento della flotta Giustiniani; dato che nel 1345 Genova aveva perso

i possedimenti delle isole di Chios e Focea nel Dodecanneso, la flotta venne là invitata per rioccupare i territori perduti.

Alla riconquista dei possedimenti, i Giustiniani acquisirono il diritto di saccheggio, oltre alla concessione ventennale di sfruttamento territoriale e finanziario, inclusi «tutti i comodi e le utilità di tutti i luoghi e le terre che sarebbero state acquistate dall’ammiraglio, dai capitani e dagli uomini delle galere», come ricompensa per quanto investito dai «mahonenses », calcolabile in oltre 200 mila lire genovine.

Il 16 giugno 1346 l’armata Giustiniani entrò nel porto di Chios e, il 12 settembre, dopo aspri combattimenti, assunse il controllo completo dell’isola.

Il 20 settembre, un corpo di spedizione, sotto il comando di Pietro Recanelli Giustiniani, conquistò e sottomise Focea Nuova.

Dopo il successo della spedizione, il 26 febbraio 1347 il Doge concesse ai 29 armatori una investitura provvisoria di carattere feudale, affidando loro la giurisdizione civile del Dominium di Chios per 20 anni, inclusa la riscossione delle imposte, lo sfruttamento commerciale dei territori e il monopolio sul commercio del mastice.

Venne inoltre concesso a tutti gli armatori il titolo di Nobilis Civis Janue, Nobili Cittadini Genovesi.

Gli armatori valutarono che il miglior modo per gestire pacificamente la complessa suddivisione dei proventi presenti e futuri consistesse nel costituire un consorzio, una «compagnia» in cui l’interesse del singolo si combinasse equamente con quello di tutti; così, lo stesso giorno dell’investitura Dogale, gli armatori si associarono in una Compagnia chiamata Maona.

La formula della Compagnia Maona richiamava l’antica tradizione dei genovesi di associarsi tra loro nella «Campagna», così descritta dal Breve della Campagna di Genova del 1157 «Compagniam de Pecunia non faciam cum aliquo habitante ultra Vultabium et Savignonem et Montem altum, neque ultra Varaginem» dalle «Leges Genuenses».

La concessione ebbe il carattere dell’investitura provvisoria di tipo feudale, e venne così commentata dallo storico genovese Teofilo Ossian De Negri: «La Maona… rappresentava una delega sulla carta di funzioni statali a una associazione

armatoriale e commerciale privata»; concetto ripreso dallo storico Roberto S. Lopez che così lo sviluppa: “La delega su carta di funzioni statali a una associazione armatoriale e commerciale privata e altri elementi comuni fanno si che la Maona Giustiniani si possa considerare, sotto alcuni aspetti il più remoto precursore della famosa Compagnia delle Indie”.

I soci della Maona concordarono la regola della partecipazione anonima sia per consentire un facile trasferimento delle quote sociali sia perché,non avendo azioni nominative, avrebbero evitato questioni legate alle ambizioni dinastiche.

Immediatamente dopo la conquista di Chios e degli altri possedimenti del Dodecanneso, la Maona conseguì notevoli profitti; il valore delle sue quote si moltiplicò e molti dei soci mercanti, affascinati dal considerevole guadagno, iniziarono a cedere le proprie quote alle famiglie patrizie.

La cessione delle quote venne incrementata dalle difficoltà create, dopo il 1350, dalla incombente minaccia degli Ottomani, la cui flotta diventava sempre più forte, al punto che, nel luglio del 1352, la Maona si alleò con Venezia nelle nuova Lega contro i Turchi.

Dopo una lunga serie di aspre lotte, la Maona riuscì a mantenere e consolidare i propri possedimenti e, l’8 marzo 1362, la Repubblica di Genova,su sollecitazione

dei Giustiniani, decise di anticipare la scadenza della concessione, promuovendo la creazione di una nuova Maona, a cui sarebbe stato assegnato il governo e lo sfruttamento dei possedimenti dell’Egeo per ulteriori 12 anni.