L’Officina Del Diavolo

Operazione BERNHARD, la storia della più grande falsificazione di banconote mai avvenuta

La voce calma e monotona dissimulava in realta’ una grande concitazione, al telefono Hansch, un giovane tenente delle S.S. al comando di un convoglio “di importanza vitale per il Reich“, del quale pero’ non intendeva precisare il contenuto; dall’altro capo del filo  Wilhelm Hoettl, del Servizio Segreto delle S.S., Responsabile per l’area dei  Balcani, che rispondeva dall’ufficio di Ernst Kaltenbrunner, Capo del Dipartimento Centrale per la Sicurezza del Reich (RSHA).

Il tenente affermava che poco dopo la partenza da Redl-Zipf,  una piccola localita’ vicina a Salisburgo in Austria, aveva avuto dei problemi con due autocarri del convoglio, ad uno si era rotto l’asse, mentre l’altro dalla strada era slittato sul greto del fiume Traun, dove si era impantanato. Hansch chiedeva due autocarri in sostituzione di quelli inutilizzabili, ma quando capi’ che non li avrebbe ottenuti chiese l’autorizzazione per consegnarne il carico del primo ad una unita’ della Wehrmacht (l’esercito tedesco), quanto al  secondo autocarro ne avrebbe trasferito il carico sulle automobili che facevano parte della colonna.

A questa richiesta Hoettl rispose in modo apparentemente irragionevole: “Scaraventate il carico nel Traun e mandate  i vostri uomini a casa…”, erano i giorni della disfatta del Reich e forse qualcuno ne era piu’ consapevole di altri.

Il comando era singolare e incomprensibile, ma il tenente, abituato a obbedire senza discutere agli ordini, consegno’ il carico dell’autocarro ormai inservibile ad un capitano della Wehrmacht e diede ordine di gettare le casse trasportate dall’altro nel fiume Traun; in seguito il tenente Hansch  ricevette l’ordine di far sparire tutto il materiale che trasportava.

Fu questa la dinamica per la quale prima nel  fiume Traun, poi nel fiume Enns ed infine nel lago Toplitz-see vicino a Salisburgo, finirono le casse piene di sterline false, le lastre tipografiche e gli archivi segreti dell’ “Operazione Bernhard”.

I biglietti erano stati stampati dai prigionieri del Campo di concentramento di Sachsenhausen nella localita’ di  Oranienburg, 35 km. a nord di Berlino, nella baracca 19, dove erano stati riuniti 137 ebrei deportati  di 13 nazionalita’ diverse, con capacita’ e competenze del tutto particolari: tipografi, disegnatori, pittori, ritoccatori, chimici, incisori, stampatori, rilegatori, bancari, falsari, ecc.

Ma procediamo con ordine per capire come si svolse la piu’ grande  falsificazione di banconote della storia, nella quale alla produzione  di falsi di qualita’ strabiliante e in grandissima quantita’, venne  associata una strategia di vendita dei biglietti sistematica ed incisiva.

La guerra si combatte in molti modi, uno di questi e’ quello di indebolire e possibilmente annientare il sistema economico e finanziario del nemico, creando inflazione e minandone la credibilita’ a livello internazionale.

Gia’ gli inglesi, subito dopo l’inizio della guerra, lanciarono sulla Germania delle tessere annonarie per sconvolgere il sistema di approviggionamento tedesco, azione questa che creo’ non pochi disagi e genero’ in  Alfred Helmut Naujocks, un nazista della prima ora,  un inestinguibile desiderio di vendetta.

Naujocks era un uomo molto vicino al Fuehrer, era il nazista che aveva comandato l’azione alla postazione radiofonica tedesca di Gliewitz, simulando un attacco da parte dei polacchi, tale episodio diede ai tedeschi il pretesto per invadere la Polonia ed iniziare in questo modo la IIa Guerra Mondiale.

Naujocks nel 1939 presento’ un progetto a Reinhard Tristan Heydrich, Responsabile del RSHA, per produrre e lanciare biglietti falsi sulla Gran Bretagna, in quantita’ così massiccia da compromettere la stabilita’ economica del nemico.

Heydrich presento’ un memorandum del progetto di Naujock ad Hitler che, in maniera sorprendente, approvo’ rapidamente l’iniziativa, ad esclusione della parte che prevedeva la produzione di dollari falsi, tanto da scrivere, al margine della proposta di Heydricks “Dollari, no. Non ci troviamo in guerra con gli U.S.A.”,  l’America infatti entro’ in guerra solo l’8 dicembre 1941, a seguito dell’attacco giapponese di Pearl Harbor.  

Una volta ottenuta l’approvazione da Hitler, Heydrich affronto’ il progetto con una impostazione che risulto’ determinante per l’altissima qualita’ dei risultati ottenuti, l’obiettivo non era quello di imitare al meglio le banconote inglesi ma quello di approntare una produzione identica agli originali in ogni dettaglio, con l’unica variante di non essere stata autorizzata dal Governo Britannico.

In un palazzo della Delbrueckstrasse in Charlotteberg a sud di Berlino dove si producevano falsi passaporti svizzeri e svedesi, che riuscivano a passare ogni test, inizio’, sotto il comando di Naujocks, l’ ”Operazione Andreas“ il primo progetto dei servizi segreti nazisti per produrre sterline false.

Il maggiore delle S.S. era responsabile anche del bordello di lusso chiamato “Salon Kitty”, riservato agli ufficiali nazisti e alle personalita’ di alto livello dei paesi alleati, che spesso venivano fotografati e registrati in situazioni compromettenti, utilizzabili  nel futuro contro di loro; abituali frequentatori del casa di piacere erano sia Galeazzo Ciano, genero di Mussolini, che Hiroshi Oshima, Ambasciatore giapponese a Berlino.

Intanto il progetto di falsificazione procedeva, furono prese diverse banconote da 5 sterline autentiche, tagliate a striscioline, ed inviate a 6 diverse università per le analisi scientifiche, ma il risultato fu deludente, le conclusioni non coincidevano se non per un particolare: le sei universita’ concordarono unanimemente che la carta utilizzata era a base di stracci di lino e non di qualche esotica cellulosa prodotta da alberi rari.

Utilizzando stracci di lino la carta prodotta analizzata al microscopio era identica alla carta originale inglese, ma sotto la lampada al quarzo aveva un tono smorto ed opaco rispetto a quello vivido e brillante dell’originale.

Dopo numerose prove risulto’ che il lino prodotto dalle fabbriche tessili tedesche non era assolutamente puro, quindi si dovettero importare alcune tonnellate di lino dalla Turchia.

Utilizzando il lino turco la tinta sotto la lampada al quarzo era quasi identica ma, all’analisi con gli ultravioletti, la carta riprodotta con lino nuovo rifletteva una luminosita’ bianca con una sfumatura color lilla.

Dopo numerosi tentativi, i nazisti intuirono che la carta  usata per le sterline era prodotta da stracci di lino usati e poi lavati; il lino venne quindi tagliato in pezze per le pulizie, distribuito a diverse officine quindi recuperato e lavato a fondo, poi di nuovo distribuito, utilizzato, raccolto e lavato.

Questa volta il risultato ottenuto fu quello desiderato, molto probabilmente gli inglesi impiegavano i sacchi della posta consunti, per ottenere la fibra che era alla base della  pasta di carta, per fabbricare le sterline.

La carta cosi individuata  venne prodotta da due societa’: la Spechthausen in Eberswalde vicino Berlino e la Schleicher & Schuell di Hahnemuele nei pressi Hannover.

L’incisione delle lastre tipografiche venne eseguita, sotto la minaccia di morte, da Gerhard Kreische, uno dei piu’ bravi incisori tedeschi, presso la tipografia privata di August Petrick, mentre l’approntamento del disegno della filigrana, che fu l’impresa piu’ difficile, venne eseguita da un gruppo di 20 ricercatori,  il cui Responsabile era Wilhelm Frank,  presso la cartieradi Spechthausen.

TAGLIO TIRATURA VALORE
  5 Sterline 3.945.867 £  17.729.335
 10 Sterline 2.398.981 £  23.989.810
20 Sterline 1.337.335 £  26.746.700
50 Sterline 1.282.902 £  64.145.100
     
Tot. 8.965.085 £ 132.610.945

I biglietti venivano stampati in due volte,  perche’ i numeri di serie erano apposti nella seconda passata, i tagli prodotti dalla Operazione Andreas  furono sei: 5, 10, 20, 50, 100 e 500 sterline.

Solamente i biglietti da 5 sterline erano stampati in tre passate, in quanto la parola “five” in basso a sinistra, era stampata separatamente utilizzando un inchiostro nero speciale.

Nel marzo del 1941 le banconote cosi realizzate furono inviate in Svizzera, con una falsa lettera della Sezione denaro falso della Reichsbank, che chiedeva,  non essendo riusciti a pervenire ad una conclusione certa, ad una banca svizzera  un parere sulle banconote allegate; la banca confermo’ la genuinità’ delle banconote al 100 %.

Taglio Cassiere Centrale BdI Serie
 5 Sterline Peppiatt A 128-A275, A281-A314, A317-A398, B105-B131, B134-B182,  B186-B237,  B256-B279, J373-J377
10  Sterline   Peppiat o Catterns o Mahon K102-K184, K187-K199, L100-L107, V105-V153, V163-V170
20 Sterline   Catterns o Peppiatt M43-M55
50 Sterline   Catterns o Peppiatt N42-N61

Non contento Naujocks ne invio’ un quantitativo presso la Bank of England di Londra, che rispose dopo tre giorni dichiarando che le banconote autentiche erano circa   il 90 %  di quelle inviate.

L’Operazione Andreas, utilizzando solamente personale tedesco per approntare banconote pari al valore totale di 500.000 sterline in 18 mesi, di cui solo il 10% avevano passato tutti i controlli, aveva dimostrato che produrre delle sterline false quasi perfette era una impresa realizzabile.

La gelosia, che spesso assume toni maniacali fra strutture che operano nella stessa amministrazione, o secondo altre fonti la registrazione di una  conversazione avvenuta nel “Salon Kitty”, fra la stessa Kitty ed Heydrich,  furono la causa dell’odio di questi verso Naujocks.

Heydrich per metterlo fuori gioco invento’ a suo carico un vendita illegale d’oro, ottenendo di farlo  destinare ad altro incarico, in seguito anche i principali ufficiali impiegati nel progetto vennero spostati e così l’Operazione Andreas termino’.

Dopo un periodo di riflessione di circa un anno, nell’agosto del 1942, il progetto della falsificazione delle sterline riprese e venne affidato ad un altro maggiore delle S.S. Bernhard Kruger, dal suo nome di battesimo il progetto venne denominato “Operazione Bernhard”.

Gia’ direttore di un laboratorio, che si occupava della preparazione dei passaporti falsi, Bernhard Kruger era in possesso delle competenze che potevano proficuamente essere utilizzate per la falsificazione dei biglietti di banca.

Per riprendere il lavoro interrotto con la fine dell’Operazione Andreas servivano capacita’ e talenti particolari, a questo fine Hermann Doerner colonnello delle S.S., secondo gli ordini ricevuti da Kruger, visito’ diversi campi di concentramento, componendo una lista di 28 internati “Papierfachleute” (specialisti della carta).

Il  gruppo iniziale di internati ebrei  venne sistemato nel campo di concentramento di Orainienburg e quindi, il 23 agosto del 1942, spostato nel vicino campo di concentramento Sachaenhausen, sempre in localita’ Orainienburg.

Chiunque si proponga di produrre e utilizzare banconote false deve affrontare una serie  di complesse problematiche che possiamo raggruppare in tre macro fasi: studio accurato e approfondito in ogni dettaglio delle banconote da riprodurre, produzione accuratissima delle stesse  e spendita veloce ed efficiente dei biglietti falsi.

La prima fase, la piu’ complessa e lunga, comporta l’analisi  del supporto cartaceo, della filigrana impressa, della  stampa, dell’inchiostro utilizzato, del codice numerico che lega data, prefisso, numero di serie, numeri della filigrana e firma.

La seconda fase, la piu’ pratica ed operativa, comprende la produzione della carta, la stampa dei biglietti, la classificazione in relazione alla qualita’ dei biglietti prodotti e l’invecchiamento delle banconote realizzate.

La  terza fase, la  piu’ organizzativa e commerciale prevede, dopo uno o piu’ test  di validazione presso istituti bancari prestigiosi, la realizzazione ed il mantenimento di una complessa rete di agenti che riesca a piazzare il maggior numero di banconote false con la massima discrezione possibile.

Iniziamo dalla prima fase ed in particolare dallo studio del supporto cartaceo sul quale venivano stampate le “ White notes”.

Per quanto riguarda la carta, come avevano accertato le analisi presso le universita’ tedesche, era “carta di stracci” composta da tessuti di lino puro sfilacciati e sfibrati, senza aggiunta di cellulosa, la carta inoltre doveva essere fabbricata tramite il “procedimento a mano”, una procedura  artigianale e macchinosa riservata a produzioni di gran pregio e di limitata quantita’, mentre  tutto il resto della carta era gia’ da allora prodotto a macchina.

Cercando di riprodurre la carta si evidenzio’ una leggera variazione nella tonalita’ del bianco, dovuta alla composizione dell’acqua utilizzata dagli inglesi. La famiglia Portal  di Laverstoke, che fin dal 1725 aveva il monopolio della fornitura della carta per le banconote della Banca d’Inghilterra, si forniva di acqua presso Hull, per cui i tedeschi cambiarono chimicamente la composizione dell’acqua impiegata per renderla piu’ simile a quella utilizzata in Inghilterra.

Per produrre la carta bisognava partire dalla pasta di carta, che, controllata attraverso analisi chimiche, si trovava dentro a delle tinozze di diametro di due o tre metri, la cui temperatura ed umidita’ erano controllate ogni ora, mentre con una rimescolatrice si otteneva il grado di consistenza richiesto.

A pieno regime, dalla cartiera di Spechthausen arrivavano al campo di concentramento di Sachaenhausen circa 12.000 fogli di carta al mese.

Il processo della produzione della carta era il seguente: gli operai attingevano da una delle tinozze tramite un telaio al quale erano fissate le delicatissime matrici, la cui estrema precisione era indispensabile alla buona riuscita del progetto, perche’ servivano per preparare il cosidetto “disegno ad acqua”, di grande purezza e ricco di ombreggiatura di qualita’ pittorica, della filigrana.

La pasta di carta raccolta dal telaio veniva posta poi su riquadri di feltro di circa un metro quadrato, quando le coppie di carta e feltro formavano una pila di venti unita’, venivano sistemate sotto una grossa pressa, la cui pressione era meticolosamente controllata, che lentamente strizzava l’umidita’ dai riquadri di feltro. A questo punto i fogli di carta, per quanto ancora umidi, potevano essere maneggiati senza il pericolo di lacerarli, per essere poi posti in una essiccatrice per  quattro/sei giorni  ed infine sistemati in una pressa a mano; a questo punto la carta era pronta per essere stampata.

Il tipo di inchiostro utilizzato per la stampa delle banconote era il cosi detto Frankfort black ink che era ottenuto dal carboncino fatto con gli acini d’uva bolliti in olio di lino. Per ironia della sorte le migliori viti per questo tipo di inchiostro venivano dalla Germania, per questo motivo la Gebrueder Schmindtdi Berlino fu in grado di fornire un inchiostro molto simile a quello usato in Inghilterra.

Le lastre di stampa provenivano dallo stabilimento di August Petrick di Berlino e venivano ispezionate ogni 100 stampe, inoltre le banconote erano tagliate a mano come gli originali inglesi.

Il sistema di numerazione delle banconote false doveva essere autentico, ossia la serie di lettere e numeri, le date, la firma e i numeri della filigrana, dovevano essere state realmente emessi dalla Gran Bretagna.

Vennero analizzate moltissime banconote originali la cui data di emissione copriva un periodo di circa 20 anni e ad  ogni data associata una determinata serie di variabili, le ricerche effettuate approdarono al reperimento di oltre 350 combinazioni.

In realta’ esisteva un algoritmo che legava la data, la firma, la serie e in numero della banconota con il codice impresso nella filigrana, fu quindi impiegato un gruppo di matematici tedeschi i quali riuscirono, almeno in parte, a decrittarlo; fra le ipotesi che circolano c’e’ anche quella che i tedeschi abbiano avuto una soffiata  da un dipendente infedele della Bank of England.

Solo nel 1986, due collezionisti di banconote inglesi Ian Fraser e Trevor Jones , dopo anni di studi su molte banconote da 5  sterline, furono in grado di spiegare il criterio utilizzato dalla Bank of England per legare le diverse variabili delle banconote.

Non potendo preparare una lastra per ogni data di emissione, queste vennero preparate in modo che le linee che si riferivano alla data, al prefisso, al numero di serie e alla firma, fossero intercambiabili. Vennero preparate circa 400 strisce da inserire come un tassello, di volta in volta, nelle lastre per la stampa delle sterline false.

Delle firme dei  ventitre Capo Cassieri, che si erano succeduti nella storia della Banca d’Inghilterra fin dalla sua fondazione nel 1694, solo tre furono quelle utilizzate:

  • Cyril Patrick Mahon, Capo Cassiere dal 01.04.1925 al 26.03.1929
  • Basil Gage Catterns, Capo Cassiere dal  27.03.1929 al 17.04.1934
  • Denneth Oswald Peppiatt, Capo Cassiere dal 18.04.1934 al 22.02.1949

C’era anche un altro problema, occorreva individuare e riprodurre sulle lastre di stampa, gli oltre 150  segni segreti nascosti nei vari tagli, ovvero quei controlli di sicurezza stampati nelle banconote originali, ma diversi per ogni taglio, che consentivano di riconoscere in maniera veloce ed inequivocabile una banconota falsa.

Fra questi segni segreti c’erano:  la piccola  intaccatura alla base della lettera “ f ” della scritta “…Comp.a  of the Bank ” ed il piccolo puntino bianco presente nel mezzo della lettera “ i “ di “Five”.

La produzione dei biglietti da 5 sterline fu la piu’ estesa arrivando a circa il 44%, di tutte le banconote stampate (quasi 9 milioni per un valore di circa 132 milioni di sterline), da 10 sterline ne vennero stampate  circa il  27%, da 20 sterline circa il 15% e da 50 sterline circa il 14%.

La stampatrice utilizzata era una Victoria – Tiegel Type 4, arrivata nella baracca 19 nel dicembre del 1942, alimentata a corrente e dotata di un gruppo elettrogeno diesel per supplire ad eventuali mancanze della rete elettrica.

Tra la fine del 1943 e l’inizio del 1944 venne aggiunta alla baracca n.19 la n.18, al fine di migliorare la logistica interna e poter aumentare la produzione di sterline false.

All’inizio venivano stampate quattro banconote per ogni foglio di carta, poi visto che in questo modo c’era un notevole spreco di carta, si passo’ a otto banconote per ogni foglio.

Dopo la stampa le banconote venivano sistemate in mazzette da 1.000 pezzi e accompagnate da una dettagliato cartellino, il quale riportava il taglio dei biglietti, i numeri di serie, il prefisso, i numeri  della filigrana, il numero di pezzi della mazzetta (solitamente 1.000), la data e il deportato responsabile della produzione.

Nel 1943 a Sachaenhausen la stampa si era attestata a circa 400.000 banconote al mese.

Una volta prodotte le banconote false occorreva classificarle, per minimizzare i rischi di essere scoperti nella fase di spendita, ogni internato addetto era dotato di un apparecchio luminoso con una parte trasparente, nel quale introduceva il biglietto che esaminava con molta cura  confrontandolo con una banconota autentica.

La banconote contraffatte venivano cosi divise in quattro classi piu’ gli scarti che venivano riutilizzati per fare la pasta di carta:

  • Classe   I,  le banconote migliori senza errori, destinate agli acquisti nelle nazioni neutrali;
  • Classe   II, le banconote con un solo errore minore, destinate al pagamento dei collaboratori che operavano in paesi neutrali;
  • Classe  III, le banconote con piu’ di un errore minore, destinate agli acquisti e agli agenti che operavano nei paesi occupati;
  • Classe IV, le banconote con un errore maggiore, non utilizzabili per le transazioni, destinate ad essere lanciate sopra l’Inghilterra dagli aeroplani tedeschi;
  • Classe V, le banconote con piu’ di un errore maggiore, utilizzabili solo per essere re-impastate.

Ad esempio con 300.000 sterline false di Classe II venne pagato la famosa spia “Cicero” al secolo Elysa Bazna, cameriere privato di Sir. Hughe Knatchbull-Hugessen, Ambasciatore inglese in Turchia.

Una volta classificati i biglietti venivano  sistemati in mazzette insieme ad altri con lo stesso grado di classificazione ma con  numeri di serie e date differenti in modo da simulare un normale insieme di autentiche banconote inglesi.

Il settore dei classificatori, il cui responsabile era il deportato Oskar Skala (Stein), lavorava molto meticolosamente e lentamente, la sua produzione di banconote classificate era di circa 300 pezzi al giorno per ogni internato classificatore, era un lavoro faticoso per gli occhi che se non erano riposati potevano essere causa di frequenti errori.

Una volta prodotte e classificate le banconote false, per non dare nell’occhio, dovevano essere  invecchiate. L’olio di lino contenuto nell’inchiostro da stampa, anche sulla migliore carta, con il tempo si spande facendo perdere nitidezza ai testi impressi sulla carta, per cui si ovvio’ alla freschezza dei biglietti aggiungendo all’inchiostro delle sostanze chimiche che ne favorissero una rapida penetrazione   nella carta, rendendo così leggermente meno nitidi i caratteri stampati ma piu’ “circolate” le bancone stesse.

L’invecchiamento dei biglietti con il tempo era diventata un’arte raffinata, gli invecchiatori erano disposti su  una doppia linea, cosi che ogni internato potesse fare piu’ operazioni: alcuni stropicciavano le banconote, altri le piegavano come per inserirle nel portafogli, altri praticavano delle tacche o dei buchi di spillo, c’era un gruppo che scriveva parole in inglese, altri scrivevano dei numeri, come facevano i cassieri  sulla banconota in cima alla mazzetta per indicarne l’intero valore.

I buchi di spillo erano molto importanti, in quanto la dimensione delle “White notes” ostacolava l’utilizzo di una striscia di carta per tenerle assieme, inoltre gia’ solamente 25 banconote da 5 sterline, che era il taglio piu’ piccolo in circolazione, assommavano a  125 sterline, l’equivalente di sei mesi di paga, una somma molto ingente. Per  questi motivi la spillatura era il modo piu’ utilizzato, da oltre un secolo, per tenere le banconote insieme fra loro o allegate ad un  documento, infatti non passava molto tempo prima che le banconote immesse in circolazione riportassero diversi buchi di spillo.

Nel tentativo di segnalare la falsita’ di quelle sterline, gli internati bucavano la banconota nel medaglione che raffigurava la dea Britannia, infatti nessun suddito della Corona avrebbe compiuto una azione del genere in quanto ritenuta sacrilega.

Britannia era l’antico nome latino con il quale i romani chiamavano le isole britanniche, comprendente Albione (ovvero la Gran Bretagna), l’Ibernia (ovvero l’Irlanda) e molte altre piccole isole, il nome di Britannia venne in seguito divinizzato dai romani, divenendo così la personificazione deificata della Gran Bretagna.

Un altro modo di migliorare la contraffazione tramite elementi presi dalla vita vissuta, era quello di strappare una piccola parte del biglietto sul bordo destro in posizioni differenti a seconda del valore della banconota, anche questa era una tecnica usata dai cassieri sulle banconote autentiche, per riconoscere il valore del biglietto dalla sola lettura del bordo destro.

La tacca era realizzata in alto per le 5 sterline, per poi scendere lungo il bordo laterale del biglietto per le 10 sterline, per le 20 sterline risultava circa a meta’ del biglietto, mentre per le 50 sterline era praticata nella meta’ inferiore.

Oltre alle banconote che figuravano emesse dalla sede centrale della Bank of England di Londra, vennero stampate, in quantita’ minori, anche banconote che riportavano l’emissione dalle filiali di Bristol, Birmingham, Leeds, Liverpool e Manchester.

La produzione di sterline false dell’ Operazione Bernhard inizio’ nel febbraio 1943 e termino’ nel novembre del 1944.

Una volta studiate le banconote nei minimi dettagli e prodotte in modo impeccabile occorreva  cambiarle in oggetti di valore o in valuta. Per fare questo i nazisti utilizzarono Friedrich Schwend, un grande commerciante internazionale  di origine austriaca, un uomo colto, con notevoli esperienze finanziarie, in quale dopo numerosi colloqui, era riuscito a convincere i tedeschi che alimentare con i proventi di quella falsificazione il servizio segreto tedesco sarebbe stato di gran lunga piu’ utile alla causa nazista che far piovere le banconote false sopra la Gran Bretagna.

Schwend appronto’ una capillare rete di agenti il cui compito era quello di comprare valuta, oro, argento e gioielli tramite la spendita delle banconote false. Schwend era remunerato con un compenso del 33,3 %  del valore delle banconote, egli pagava i suoi agenti con il 25 % del valore dei biglietti piazzati, quindi a lui rimaneva l’ 8,3 % di tutte le banconote spese; con questa percentuale pagava il trasporto, l’immagazzinamento delle banconote, la sicurezza per i suoi agenti e la corruzione, inoltre con gli stessi soldi  manteneva due navi il “Genoa” ed il “Trieste” e uno yacht di nome “Aurora”.

Gli  agenti di Schwend erano principalmente Funzionari di banca in Italia e in Svizzera, Direttori o proprietari di alberghi in Svezia, Svizzera, Portogallo e Spagna, da questo gruppo iniziale egli allargo’ la rete dei suoi agenti ai grandi commercianti residenti in ogni paese europeo.

Un tipica transazione in Italia procedeva in questo modo: le banconote false erano scambiate con le lire di Badoglio o con le lire della RSI di Mussolini, convertite quindi  in lire del Regno del  Sud o in oro e gioielli. I preziosi erano poi trasferiti in Svizzera dove venivano utilizzati per acquistare franchi svizzeri, dollari americani o corone svedesi.

La regola era quella di non prendere mai sterline inglesi, in quanto oltre al fatto che potevano essere quelle false di ritorno, il loro valore avrebbe fatto incrementare in modo  anomalo la quota delle sterline importate in Germania.

La posizione di Schwend era molto delicata e pericolosa, gli agenti degli Alleati  erano ansiosi di catturarlo, ma anche fra i nazisti c’era chi era geloso del suo successo e dei rapporti che aveva stretto con le alte sfere del partito Nazista.

Heinrich Mueller, capo della Gestapo, produsse una documentazione che attestava che Schwend era ebreo di nascita e sposato con una ebrea, Schwend fornì allora una diversa documentazione dalla quale risultava che era di pura razza ariana.

In ogni caso, osservo’ acutamente Kaltenbrunner, Responsabile del Servizio Segreto delle S.S., se altri ebrei producevano banconote false a Sachsenhausen, perche’ un ebreo non poteva venderle ?

Schwend  aveva stabilito il suo  quartier generale nel Castello di  Labers presso Merano nel Tirolo, dove riceveva i pacchi di banconote false da smerciare; quando iniziarono ad arrivare al Castello in prevalenza banconote di Classe III  si rese conto che la guerra stava finendo male per i nazisti.

Fra l’altro c’erano alcuni che, vista la facilita’ dei guadagni,  chiedevano di entrare nell’affare, come ad esempio Galeazzo Ciano, il quale chiese per se’ la somma di 100.000 sterline e per area di vendita il Sud America. Ciano non godeva di buona fama,  ed assegnargli una così ingente somma di denaro seppure falso, sarebbe stato un rischio certo, ma rifiutare una tale richiesta era una decisione molto difficile da prendere, visto il suo legame familiare con il Duce.

In realta’ la vicenda non ebbe seguito per l’esecuzione di Ciano, avvenuta nel gennaio 1944 a Verona, in seguito alla condanna a morte per cospirazione contro Mussolini, subita nel processo di Castel Vecchio.

Nell’ agosto 1944 la Germania, per un cambio della compagine governativa turca, perse la benevola neutralita’ della Turchia, quindi il lino di provenienza turca non fu piu’ disponibile. Le cartiere che fornivano la carta a Kruger, utilizzarono stracci di qualita’ inferiore e come primo risultato le banconote prodotte non passavano piu’ il test della luce ultravioletta.

Questa fu una delle ragioni per cui Kruger e gli altri iniziarono a porre la loro attenzione verso la falsificazione dei dollari americani, infatti nel dicembre del 1944 inizio’ la fabbricazione dei dollari falsi, solo quattro erano gli internati addetti a questa operazione, la stampa avveniva con la “tecnica a luce”, che prevedeva  di  impilare 24 negativi su una lastra di vetro spalmata con una particolare emulsione gelatinosa. Abraham Jacobson, un chimico olandese ebreo, saboto’ la composizione della emulsione gelatinosa rendendo la stampa grossolana ed i biglietti prodotti inservibili.

Nonostante questi sforzi e solo dopo esser stati minacciati di morte se non fossero stati  in grado di produrre in cinque settimane dollari di buona qualita’, si pervenne ad una piccola produzione di  sole 200 banconote da 100 dollari, per un ammontare di 20.000 dollari (che poi Bernhard Kruger porto’ con se’ nella fuga).

Il giorno dopo si sarebbero dovute stampare un milione di banconote, ma arrivo’ l’ordine di smantellare ogni cosa e di mettere tutto dentro delle casse di legno, i russi erano arrivati a 160 km. da Berlino.

Visto il loro ruolo strategico per le sorti della guerra, il livello di vita concessa dai nazisti agli internati addetti alla falsificazione era di gran lunga migliore di quella degli altri deportati, avevano un posto pulito e dignitoso, la radio, i giornali, la spedizione e il ricevimento della posta ed un tavolo da ping-pong; anche se il loro destino era comunque segnato, essendo a conoscenza della produzione di sterline false, sarebbero stati tutti uccisi spietatamente.

Ma alle volte anche i piu’ raffinati disegni criminosi vengono vanificati da una serie di eventi non previsti, in questo caso furono una serie di  successi militari degli Alleati.

Per il fronte orientale fu determinante l’Operazione Bragation, con la quale i russi, nell’ estate del 1944, riuscirono ad annientare le armate centrali tedesche e ad aprirsi la strada verso Berlino.

Come ricorda Manteuffel, uno dei piu’ audaci tra i comandanti delle forze mobili naziste:” L’avanzata di un’armata russa e’ qualcosa che un occidentale non puo’ neppure immaginare. ….(la) fanteria a cavallo….non dipende dai rifornimenti…il soldato portava sulla schiena un sacco nel quale non aveva altro che croste di pane secco e quello che gli riusciva di raccogliere nei villaggi…per lo piu’ un po’ di verdura cruda. I cavalli mangiavano la paglia che riuscivano a strappare dai tetti delle case.”

Malgrado questa notevole capacita’ strategica dei russi, la resistenza dei nazisti, obbedienti all’ordine di Hitler di “non ritirarsi”, fu tale  che i russi riuscirono a conquistare Berlino solo nel maggio del 1945.

I nazisti, oltre che sul fronte di guerra, tentarono di resistere quanto piu’ a lungo possibile, anche nel controllo dei deportati, il 26 febbraio del 1945 li trasferirono, con una viaggio di oltre 750 km., dal Campo di concentramento di Sachsenhausen in Germania a quello di Mauthausen in Austria, quindi dopo circa un mese a Redl-Zipf, e infine ad Ebensee.

Dal campo di concentramento di Ebensee, ormai abbandonato dai nazisti in rotta, i deportati vennero finalmente liberati dagli Americani il 6 maggio 1945.

Le differenze fra le sterline vere e quelle false, consistono in minime discrepanze nella carta, nella filigrana e nella stampa. Visibili solo in seguito ad un attento e scrupoloso esame e tramite il confronto con un esemplare sicuramente originale, cosa  questa che in genere non avviene in una normale transazione economica.

Figura a – Banconota da 10 sterline falsificata

Figura b – Banconota da 10 sterline originale

In alcuni testi sono riportate fino a 28 differenze, ma in questo articolo descriveremo solo le piu’ evidenti e quelle utilizzate dalla maggior parte dei collezionisti, studiosi e commercianti:Per quanto riguarda la filigrana: nel triangolo che e’ alla base della prima “N” della parola “ENGLAND” della scritta “BANK OF ENGLAND”, per i falsi c’e una linea che parte dal centro del triangolo, mentre per gli originali la linea parte nella meta’ di sinistra dalla base del triangoloCi sono altre differenze nella filigrana delle banconote contraffatte, alcune lettere della scritta BANK OF ENGLAND sono leggermente torte o fuori allineamento rispetto all’originaleSpesso la qualita’ della carta dei falsi e’  migliore di quella degli originaleLa filigrana dei falsi e’ spesso piu’ evidente di quella delle banconote genuineIl colore della carta e’ piu’ bianco nelle banconote false, ma questae’ vera solo per i biglietti prodotti nei primi mesi.Per quanto riguarda il medaglione in alto a sinistra che riproduce la dea Britannia, nell’originale l’immagine riesce ad acquistare quasitridimensionalita’ che non e’ presente nei falsi, inoltre il drappeggio della veste della dea, vicino alla base della lancia, perde di dettaglio nelle banconote false.Un altro punto di riferimento sono gli elenchi, compilati nel corso degli anni, delle serie falsificate dai nazisti. Comunque nessuno di questi punti e’ determinante in assoluto, ogni collezionista, studioso o commerciante, ha il proprio metodo per distinguere i biglietti veri da quelli falsi, fatto di alcuni di questi punti associati ad altre metodologie di carattere personale che solo l’esperienza puo’ fornire.

Intervista ad Adolf Burger Adolf Burger è l’unico superstite dell’Operazione Bernhard, ha da poco compiuto i 90 anni e, a dispetto dell’età avanzata, è un uomo solido e determinato. Lo abbiamo intervistato nella sua villetta a Sporilov, un quartiere di Praga di urbanizzazione mista, fatto di grandi palazzi anonimi ma anche di case con annesso giardinetto, in una di queste vive Adolf Burger.
La sua storia l’ha raccontata in un libro “Des teufels werkstatt” (L’officina del diavolo), che e’ stato tradotto recentemente in ceco “Dablova Dilna“, ricco di fotografie, tabelle e documenti, frutto di tre anni di ricerche e di viaggi, perche’ come dice Burgher “ … si possono scrivere volumi e volumi, ma per essere creduti bisogna comprovare quanto si dice con foto e documenti ”.Da quando nel 1972 nota alcuni tentativi di rimozione che tendono a negare l’olocausto subito dagli ebrei, inizia una serie di incontri e di conferenze in giro per il mondo per testimoniare attraverso la sua presenza, i documenti e le foto che porta sempre con se’, che tutto l’orrore generato dal regime nazista e’ stato reale, ed e’ accaduto qui nella civilissima Europa, solo una sessantina di anni fa.Burgher si reca spesso in Germania e in altri paesi, da poco tempo e’ rientrato dal Giappone dove ha tenuto un serie di conferenze, e’ una specie di globetrotter della verita’.Inizia l’intervista e a poco a poco emerge la storia della sua vita, dalla nascita il 12 agosto del 1917 a Velka Lominca, un paesino sugli Alti Tatra nella Slovacchia, al lavoro da tipografo a Bratislava, alla produzione di falsi certificati di battesimo cattolico per salvare gli ebrei dalla deportazione, all’arresto dei nazisti e alla deportazione nei campi di concentramento di Auschwitz, Birkenau, Sachsenhausen, Redl-Zipf ed Ebensee, da dove viene liberato dagli Americani il 6 maggio 1945.Quasi con orgoglio ci mostra il numero 64401 che i nazisti gli hanno tatuato sull’avambraccio sinistro il 12 settembre 1942 a Birkenau, dove viene sottoposto anche agli esperimenti del dott. Josef Mengele, riportando febbri oltre i 42 gradi e rischiando di morire.Nel campo di Birkenau, dopo 18 mesi di permanenza, durante un appello serale dei deportati, viene convocato per la mattina successiva dal Responsabile del campo Rudolf Franz Hess.Durante la notte Burger non riesce a dormire, e’ agitato e teme che sia giunto il suo momento, dal campo di Birkenau e’ molto difficile uscire vivi, non puo’ sapere che quello e’ solo l’inizio del percorso che lo portera’ alla salvezza.Il giorno dopo Hess si rivolge a lui chiamandolo inaspettatamente per nome:“Lei e’ il Sig. Adolf Burger?” – “Si” – “Lei e’ un tipografo?” – “Si” – “Abbiamo bisogno di lei a Berlino”. I nazisti, per produrre sterline false, stanno radunando nella baracca n.19 del campo di concentramento di Sachhausen, un gruppo di internati esperti nella lavorazione della carta.Dal libro di Burger e’ stato tratto un film, “Il falsario”, per il quale l’autore ha fatto da consulente senza ricevere nessun compenso, ma pretendendo di dare il benestare finale alla sceneggiatura, in modo che fosse rispettata la verita’ storica di cui lui e’ l’unico testimone vivente.Infatti, nella sua stesura originale, la sceneggiatura riportava diversi errori storici, sicuramente piu’ spettacolari ma assolutamente falsi: come il fatto di aver prodotto milioni di dollari falsi, in realta’ se ne produssero solamente 200 pezzi da 100 dollari; oppure la liberazione dei prigionieri da parte dei russi, mentre in realta’ furono gli americani a liberarli ad Ebensee; o anche la storia di alcune onoreficenze naziste, croci di guerra e medaglie al merito, concesse agli internati della baracca 19.Per quanto riguarda questa ultima questione, che poteva lasciare sperare in un lato umano nel comportamento dei nazisti almeno verso i deportati ebrei utili alla causa, originariamente viene riportata in un libro scritto nel 1956 da Wilhelm Hottl sotto lo pseudonimo di Walter Hagen, e ripresa poi da altri testi successivi; ebbene era completamente inventata, Burger infatti denuncia Hottl, ma questi muore prima che il processo possa essere celebrato, portando nella tomba anche le sue false verita’.Il racconto prosegue avvincente con l’incontro di Salomon Smolinoff, un ebreo di origine russa, un falsario professionista, gia’ detenuto nelle prigioni tedesche per il reato di falsificazione, che entrando a Sachhausen era stato prontamente isolato dagli altri deportati in quanto detenuto comune e non politico come tutti gli altri.Burger al contrario degli altri gli si avvicina e ne diviene amico “Quello si che era un vero falsario, riusciva a ritoccare i negativi tramite i quali produrre le banconote, e non i positivi come fanno i comuni falsari …” ci dice Burgher mentre ci mostra un suo ritratto, eseguito da Smolianoff.Quindi prende alcune banconote false prodotte a Sachhausen e le mette controluce, per controllare che i buchi di spillo siano nel medaglione che raffigura la dea Britannia. La segretezza della “Operazione Bernhard”, ci dice Burgher, deve essere assoluta, sia la baracca 19 ed in seguito anche la 18, vengono isolate dal resto del campo tramite un triplice filo spinato percorso da corrente ad alta tensione e spesso quando qualcuno del gruppo si ammala, anche in forma leggera, viene direttamente eliminato senza passare dall’infermeria, per evitare ogni possibile fuga di notizie.


A cura di Stefano Poddi


BIBLIOGRAFIA 
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McNally George J. , Report24 gennaio 1946.