La storia del biglietto da 25 Lire di Vittorio Emanuele III

La storia del biglietto da 25 Lire del 1902 non fu particolarmente felice, e merita di essere raccontata. Dopo l’ascesa al trono di Vittorio Emanuele III, di cui era nota la passione per la numismatica, la zecca del Regno dedicò parti colare cura alla realizzazione delle nuove monete metalli che, che risultarono tra le più belle mai coniate. Il direttore del Ministero del Tesoro, pensando di fare cosa gradita al Re nonostante esistessero ancora scorte del 25 Lire precedente, decise di far emettere un nuovo Biglietto eli Stato da 25 Lire con l’immagine del Sovrano. Per sostenere la tesi della nuova emissione, il direttore affermò che lo scarso favore incontralo dal biglietto precedente era dovuto alla modesta qualità del suo aspetto estetico, e che un biglietto di migliore qualità, con l’ effigie del Re benvoluto, avrebbe risollevato il gradimento del pubblico verso questo taglio. Venne quindi convocato il direttore delle Officine Governative Carte-Valori di Torino, cui venne chiesto di approntare, senza badare a spese, il più bel biglietto mai realizzato. Furono preparati e scartati numerosissimi bozzetti e, dopo lunghe elaborazioni, venne infine scelta la versione definitiva. Particolare cura fu dedicata, oltre che all’effigie del Re, alla scelta dei colori del fondo, colori che avrebbero dovuto apparire eccezionalmente morbidi e lucenti grazie all’uso di inchiostri amalgamati con olio di noce. Prima della stampa vennero anche effettuate tutte quelle prove eli usura e stiramento che consentono eli valutare la resistenza del biglietto alla piegatura ed al passaggio di mano, con risultati soddisfacenti.

Con Decreto del 25 maggio 1902, venne autorizzata l’emissione di 3 milioni di pezzi del nuovo, splendido biglietto. Ma proprio al momento della stampa accadde l’imprevedibile, l’irreparabile. L’olio di noce con cui erano stati stampati i biglietti di prova era di qualità eccellente, mentre quello che giunse alle Officine per la stampa era di qualità normale, se non scadente. ed aveva comunque caratteristiche organolettiche completamente diverse. Nessuno si accorse della differenza, se non dopo la stampa dei 3 milioni di pezzi e solo quando i primi entrarono in circolazione. Non appena il biglietto veniva piegato, gli inchiostri della stampa troppo secchi e poco aderenti alla carta, si frantumavano presso la piega, e si scolorivano nel bianco della carta. E se, per caso, la piega si verificava nella zona in cui era stampato il volto del Re, questo ne restava indelebilmente deturpato. Le reazioni di Vittorio Emanuele III all’ imperdonabile errore non ci sono note.

Ma ciò che sappiamo è che dal 1902 sino al 1923 il Tesoro non venne più autorizzato alla emissione di biglietti da 25 Lire ed anzi, il privilegio dell’ emissione di questo taglio venne concesso nel 1918/19 alla Banca d’Italia, al Banco di Napoli e al Banco di Sicilia. Sull’evento venne steso un pietoso velo, e la stampa non evidenziò il fatto. Per evitare scalpore, i biglietti non furono ritirati, ma quando venivano presentati in un ufficio pubblico o in un Istituto di credito venivano tolti dalla circolazione. La quantità dei biglietti entrati in circolazione non è nota, ma possiamo ritenere che non abbia superato le 100.000 unità. Il R. Decreto del 13 ottobre 1904 che stabiliva il riparto dei Biglietti di Stato, riservava al biglietto da 25 Lire un ammontare di 25 milioni pari ad un milione di pezzi, anche se un quantitativo così alto non venne mai emesso. Dal punto di vista collezionistico, questa vicenda spiega l’altissima rarità del 25 Lire del 1902, e ci fa capire perché i pochissimi esemplari giunti sino a noi siano, per la stragrande maggioranza, di bassa conservazione.