La Storia Inedita del Vaglia Bancario e dell’Assegno Circolare

Banchi di Sicilia e Napoli perdono il privilegio dell’emissione

 

Dopo il 1922. la lira era entrata nell’occhio del ciclone e aveva perso molti punti nei confronti delle principali valute. Tra il 1922  e il 1925 il suo valore si era ridotto di oltre il 6% nei confronti del dollaro, e di oltre il 24% nei confronti della sterlina. La grave crisi della stabilità della lira indusse alla ricerca di rimedi e, nel 1923, il  Governatore  della Banca d’Italia  Bonaldo Stringher predispose  un progetto  di decreto  denominato  Norme per la tutela del risparmio, conservato nell’Archivio Storico della Banca d’Italia, in cui veniva manifestata la necessità della gestione unitaria delle emissioni cartacee.

L’esigenza di questo cambiamento non appariva però chiara, in quanto la facoltà di emissione delle banconote dei Banchi di Napoli e Sicilia era comunque soggetta a decreti, e quindi sotto il diretto controllo del Governo. La situazione critica della lira divenne in realtà il pretesto per attuare l’antico progetto dell’unificazione degli Istituti di emissione. 

Dal 1922 il  Ministero delle Finanze era retto da Alberto De Stefani che, avendo ereditato un quadro economico difficile, attuò una politica di liberalizzazione dell’economia  e di riduzione delle spese, che favorì una buona  ripresa; si dichiarò subito contrario al progetto elaborato da Stringher, e si oppose anche all’adozione di  iniziative deflazionistiche. 

Nonostante l’opposizione di De Stefani, il 27 settembre 1923 il Gov. Stringher riuscì a far approvare un Decreto che stabiliva che i tre Istituti di emissione erano autorizzati a porre in circolazione le proprie banconote sino al 31 dicembre 1930. Per evitare di essere accusato di voler togliere il privilegio dell’emissione solo ai due banchi  meridionali,  Stringher  fece includere  nella normativa  anche  la Banca d’Italia, facendo supporre che dopo il 1930 sarebbero state varate nuove regole per tutti e tre gli Istituti. 

A seguito  del  Decreto  del  1923,  venne sospesa  ogni  ulteriore autorizzazione all’emissione dei Banchi di Napoli e Sicilia, e le ultime banconote emesse da quest’ultimo, nei tagli da 500 e 1.000 lire, vennero poste in circolazione con la data del 23 maggio 1921. 

Nel 1925  De Stefani commise l’errore di emettere un provvedimento volto a frenare la speculazione borsistica, proibendo le contrattazioni a termine, al che esponenti del mondo finanziario fecero pressioni su Mussolini che, su suggerimento di Stringher, lo sostituì con il Governatore della Tripolitania Come Giuseppe Volpi di Misurata. 

Nel 1925 Mussolini, che aveva stabilmente assunto il ruolo di Capo del Governo, dopo aver ascoltato i suoi consiglieri, espresse l’opinione  che fosse indispensabile ridurre la circolazione monetaria, anche perché affermava che ‘la sorte del Fascismo era legata alla sorte della  lira ‘. 

Tra il 1922 e il 1925, le sedi e le succursali dei Banco di Sicilia furono soggette a numerose ispezioni governative,  tanto  improvvise quanto approfondite, da  cui però non emerse la benché minima irregolarità e, come già rilevato dalle ispezioni precedenti, risultò che i dirigenti e gli impiegati del Banco operavano con rigorosa correttezza. 

Poco dopo la nomina a Ministro, Volpi si fece promotore del progetto di Stringher e scrisse a Mussolini: “La  Banca d’Italia con  pochi mutamenti potrà essere cosi il supremo organo regolatore della valuta e del credito.” 

Mussolini si lasciò convincere a dar pieno corso al progetto di Stringher, che prevedeva il controllo unitario della circolazione monetaria, presentato come evento indispensabile alla soluzione del problema della stabilità della lira. 

Il Decreto del 3 maggio 1926 stabiliva che, a partire da tale data,  il privilegio della emis5ione di banconote fosse riservato esclusivamente  alla Banca d’Italia. 

Sulla prima pagina del quotidiano “Il Giornale d’Italia” del 4 maggio campeggiava  questo titolo: Un eccezionale Consiglio de Ministri presieduto da Mussolini. L’unificazione delle banche

NASCE L’ASSEGNO CIRCOLARE 

Alla fine della gloriosa storia del banco di Sicilia presentiamo  al lettore una vicenda che non è mai stata scritta prima d’ora,  la storia della creazione dell’assegno circolareun Istituto che esiste solo in Italia. 

Quando venne deciso di togliere ai banchi di Napoli e Sicilia il privilegio dell’emissione, senza  un  pretesto  valido, si valutò che sarebbe  stato opportuno proporre loro una contropartita, concedendo la facoltà di emettere, al posto delle banconote, dei biglietti a corso legale, simili a quelli già utilizzati dalla Banca d’Italia e denominati ‘vaglia cambiari’. 

Questi titoli, simili nel modulo  a quelli degli assegni, nel caso del Banco di Napoli vennero denominati ‘fedi di credito’, mentre quelli del Banco di Sicilia furono chiamati ‘vaglia cambiari’,  così come i titoli già utilizzati dalla Banca d’Italia  per i propri pagamenti. 

In base alla proposta,  sia le fedi sia i vaglia erano considerati  titoli di credito pagabili a vista, che i due  banchi  avevano la facoltà  di compilare  per ogni importo richiesto dal cliente, accettati  per legge da tutte le casse pubbliche e private, pienamente garantiti  in solido dalla banca emittente  e dalla Banca d’ Italia. 

In ragione della duplice garanzia, la banca emittente  avrebbe dovuto effettuare un deposito cauzionale presso  la Banca Centrale, proporzionale all’ammontare dei titoli emessi. 

Sussisteva però qualche differenza tra le banconote e questi titoli, quella sostanziale era che, mentre la banconota  era al portatore, il vaglia cambiario era nominativo e trasferibile  solo a mezzo girata, inoltre,  mentre la banconota  veniva interamente stampata. la fede e il vaglia andavano compilati singolarmente su modulo  simile a quello dell’assegno bancario. Naturalmente la proposta non offriva alternative,  così fu accettata.

Alcuni anni dopo che i due banchi meridionali emettevano questi titoli, i maggiori Istituti  di credito  italiani  chiesero  di poter  fruire,  a loro  volta,  del privilegio di emettere  titoli di credito simili.

Così, con R. Decreto del 21 dicembre 1933, n. 1736 (Disposizioni sull’assegno bancario, sull’assegno circolare e su alcuni titoli dell’Istituto di emissione, del Banco di Napoli e del Banco di Sicilia) venne creato l’istituto dell’assegno circolare, che non era menzionato nelle normative che, fino ad allora, regolavano le transazioni  bancarie e commerciali secondo il Codice di Commercio del 1882. 

Lo stesso R. Decreto del 1933 richiamava esplicitamente l’istituto del vaglia cambiario ma, per quante  ricerche  abbiamo  svolto  anche  con il prezioso ausilio dell’Archivio Storico della Banca d’Italia , non ci è stato possibile rinvenire alcun documento che certifichi l’origine  della facoltà del Banco  di Sicilia di emettere  vaglia cambiari, facoltà che non venne regolamentata da un decreto,  ma da una disposizione ministeriale,  che non siamo ancora riusciti  a rintracciare.  Sappiamo comunque, per certo, che fino al 1926 il Banco di Sicilia non aveva mai emesso vaglia cambiari.

Abbiamo  precedentemente affermato che l’assegno circolare è un titolo esclusivamente italiano. Questo perché, sebbene in tutti  paesi del mondo gli Istituti di credito emettano assegni propri, si tratta di normali assegni bancari che non godono dei privilegi e delle garanzie degli assegni circolari italiani. Così, se una banca estera fallisce, gli assegni che ha emesso e sottoscritto possono restare insoluti, cosa che non può accadere  agli assegni circolari italiani, e nemmeno alle fedi del Banco di Napoli e ai vaglia cambiari del Banco di Sicilia, che saranno in ogni caso rimborsati dalla Banca d’Italia.

Tratto da “La Cartamoneta Italiana”  II Vol. a cura di Guido Crapanzano e Ermelindo Giulianini.